Tra le principali fonti alternative di finanziamento, rispetto al debito bancario, c’è il venture capital. Questo consiste nell’apporto di risorse finanziarie da parte di un investitore per alimentare la fase di avvio o di crescita di imprese (non quotate ed in settori ad elevato potenziale di sviluppo). Tra queste, le start-up e le PMI con elevati tassi di crescita del fatturato sono i principali beneficiari.
Tale definizione – nel corso degli anni – ha più volte rivisto il proprio ambito di applicazione. Oggi, infatti, si differenzia dagli omologhi statunitensi, dove il venture capital è una categoria del settore di private equity ed entra in gioco sia nella fase di avvio che di espansione di un’impresa, mentre nel Vecchio Continente è complementare ad esso, occupandosi solo della fase di avvio in quanto né banche e né istituti finanziari sono propensi ad investire data l’elevata incertezza dell’operazione.
Il venture capital è contraddistinto da un’elevata redditività, ma allo stesso tempo presenta elevati rischi, maggiori di quelli già esistenti con la sottoscrizione del “capitale di rischio”. Tali rischi possono essere ricondotti a quello “operativo”, in quanto non si ha la certezza se la società avrà un mercato per i propri prodotti, e quello “finanziario”, per cui l’investitore non sa se avrà modo di recuperare il capitale investito. Inoltre, il venture capital permette una sottoscrizione di azioni in maniera sufficiente per garantire al “venture capitalist” il controllo della società. Ed alla pari delle risorse finanziarie, offre anche competenze professionali e finanziarie, know-how, organizzazione e reti di contatti.
Può entrare in gioco in diversi momenti, a seconda della necessità dell’impresa. Vediamo come.
1. Il finanziamento dell’avvio (Early Stage) comprende tutti gli interventi il cui obiettivo è quello di supportare la nascita di una nuova iniziativa imprenditoriale, sia essa ancora nella fase embrionale, che nelle primissime fasi di avvio. l’ambito di tali interventi riguarda due fasi distinte dell’avvio di un’impresa: il seed financing e lo start up financing.
- Il seed financing finanzia l’idea imprenditoriale. In questa fase non esiste ancora un prodotto ben definito, ma solo un’idea o un progetto la cui validità tecnica è ancora da dimostrare.
- Si definisce start up financing invece quel finanziamento che agisce quando è già stata superata con successo la fase di sperimentazione ed il prodotto si presenta a livello di prototipo, o in alcuni casi è stato già brevettato.
2. La fase successiva all’early stage riguarda il finanziamento per il primo sviluppo. In questo caso l’interesse dei fondi di venture capital è rivolto a società che presentano un alto potenziale di crescita e un connotato di forte innovatività, operanti in settori di attività ben definite (biotecnologie, robotica, ICT, medicale in primis…). Questa tipologia di investimento risulta più consistente rispetto alla precedente e con un orizzonte di intervento più lungo (3/5 anni).Essendo il progetto aziendale più consolidato, risultano minori (o di minor rilevanza) le problematiche e i rischi relativi alla prima fase. L’intervento di sviluppo è quindi orientato a rafforzare e ad accrescere il business, dimensionandolo dagli iniziali modesti profili verso forme più articolate e potenziate sul mercato, accompagnandole così verso una ulteriore fase di sviluppo (la c.d. fase di expansion), che permette di raggiungere mercati ed arene competitive internazionali.
Il Venture Capital in Italia
la struttura dell’economia italiana si caratterizza l’incidenza modesta delle imprese medie e grandi e per l’elevato peso di quelle piccole ; queste ultime hanno problemi di crescita. La sproporzione, rimasta stabile negli anni, non sembra mostrare segni di mutamento. Un adeguato sviluppo dell’attività di venture capital potrebbe fornire alle imprese italiane uno strumento importante per effettuare quel salto dimensionale e quelle scelte innovative di prodotto che sembrano tuttora mancare. Un passo verso questo obbiettivo è sicuramente l’approvazione del regolamento n°345 del 17 Aprile 2013 riguardante l’Unione dei Mercati dei Capitali, rivolta principalmente alle PMI ed alle start up innovative, con l’intento di facilitare i finanziamenti rivolti ad esse bypassando il sistema bancario.
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