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Fatima Sarnicola: quando la rinascita parte dall’adozione

Quando si parla di situazioni nelle quali i protagonisti di sofferenze e angherie risultano essere dei bambini, ci rendiamo conto di come l’empatia e la voglia viscerale di tendere una mano, prestando un aiuto concreto a questi, accomuna la maggior parte di noi. Purtroppo, non sempre si è in grado di strapparli da contesti difficili, donando loro una vita migliore di quella che hanno e vivono giorno dopo giorno. La protagonista dell’intervista di oggi è una persona a cui una mano è stata tesa, donandole amore e facendola rinascere dopo anni bui.

Da sogno a realtà

Fatima Sarnicola è una ragazza di 25 anni che vive la sua vita appieno e con tanti sogni nel cassetto da voler realizzare, una ragazza come tante che però ha vissuto parte della propria infanzia in un orfanotrofio della Lituania nel quale ha dovuto sopportare numerosi maltrattamenti prima di essere adottata e diventare ciò di cui è fiera oggi. Adesso è giunto il momento di conoscerla al meglio e quindi diamo a lei la parola.

Ciao Fatima, ti va di presentarti brevemente a noi e ai lettori di weHUB?

Mi chiamo Fatima Sarnicola, sono nata a Skaciai in Lituania nel 1998, e all’età di 8 anni sono arrivata in Italia, precisamente ad Agropoli, in provincia di Salerno.

Hai avuto un’infanzia che definire difficile potrebbe sembrare riduttivo, potresti raccontarla?

Sono nata in una famiglia povera e priva di affetto, che ha portato mia madre biologica all’adozione forzata di me e dei miei 10 fratelli. Dopo la separazione, iniziai una spaventosa permanenza in un orfanotrofio per 6 lunghi anni. Ma le mie sofferenze non sono terminate una volta giunta lì, sono stata vittima di abusi fisici e mentali, venendo maltrattata da chi aveva il compito di proteggermi. L’incubo è finalmente terminato nel 2006, quando sono stata finalmente adottata da una splendida coppia italiana insieme a mia sorella.

Cosa ti ha spinto a raccontare la tua storia al mondo intero?

Spero che condividendo la mia storia, possa ispirare gli altri a non arrendersi e a trovare la forza di andare avanti, nonostante le avversità, volendo anche sensibilizzare il pubblico facendo conoscere loro le realtà difficili che i bambini abbandonati devono affrontare. Rendendo nota la mia esperienza, spero di portare comprensione e consapevolezza sul tema dell’adozione.                  

Purtroppo, la guerra che perversa da oltre un anno in Ucraina sta portando via a molti bambini la possibilità di poter crescere e divertirsi con i propri genitori, in situazioni del genere è sempre difficile trovare le parole adatte ma avendone la possibilità cosa diresti loro?

Non è semplice trovare le parole giuste in queste situazioni così tragiche, ma è fondamentale mostrare loro il nostro affetto e sostegno. Vorrei dire loro che, anche in tutta questa violenza e distruzione non va persa la speranza e che non si è soli quando parte del mondo vi abbraccia con amore e solidarietà, prima o poi pace e felicità torneranno a risplendere nelle vostre vite.

Sono molti i paesi occidentali nei quali è consentita l’adozione a coppie omogenitoriali, tra questi non figura l’Italia. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

Moltissimi sono i bambini che aspettano qualcuno che li ami davvero, poco conta se tale amore provenga da due uomini, due donne o singole persone desiderose di donare affetto incondizionatamente. È straziante sapere che l’Italia ad oggi non sia disposta a dare questa opportunità.

In tue interviste precedenti hai fatto riferimento alla paura che limita l’adozione. Cosa intendi?

Il tema dell’adozione è spesso complesso e delicato, voci esterne e alle volte non propriamente informate sul tema potrebbero condizionare alcune coppie ad abbandonare l’idea dell’adozione. I fattori che, secondo me, influenzano le scelte in queste circostanze sono:

1 Preoccupazioni sociali e culturali: le voci esterne possono alimentare pregiudizi e stereotipi riguardo all’adozione, come ad esempio dubbi sulla capacità delle coppie omogenitoriali o delle coppie con differenze etniche di fornire un ambiente adeguato a un bambino adottato.

2 Paure e insicurezze personali: opinioni e discorsi esterni possono far nascere dubbi e paure nelle coppie riguardo la loro idoneità come genitori adottivi. Potrebbero chiedersi se saranno in grado di soddisfare le esigenze del bambino, se avranno le capacità necessarie per affrontare eventuali sfide legate all’adozione,

3 Mancanza di sostegno e informazioni: Le coppie potrebbero trovarsi a fronteggiare critiche o commenti negativi da parte di amici, familiari o colleghi riguardo alla loro scelta di adottare 4 Difficoltà burocratiche e amministrative: L’adozione può essere un processo lungo e complesso che richiede impegno, pazienza e risorse finanziarie. Le stesse voci che enfatizzano tali difficoltà possono scoraggiare le coppie ed è per questo necessario un contesto nel quale vanno promesse le informazioni sull’adozione. La burocrazia italiana dovrebbe essere più celere e garantire a un supporto adeguato lungo tutto il percorso.

Altro tuo impegno sociale è quello inerente alla lotta contro la violenza sulle donne. Cosa vuoi dire a chi, proprio come te, ha subito maltrattamenti?  

La violenza, in qualsiasi forma essa si manifesti, non è accettabile e può lasciare profonde ferite sia fisiche che emotive. Quando una persona subisce violenza, il trauma lasciato da quelle mani che prima accarezzavano e poi hanno ferito risulta essere paralizzante. Tuttavia, con il tempo e l’aiuto adeguato, è possibile intraprendere un percorso di guarigione e rinascita. Questa rinascita può richiedere un supporto psicologico, una rete di amici e familiari comprensivi, o anche l’aiuto di professionisti esperti nel trattamento del trauma e della violenza. È un viaggio difficile e talvolta doloroso, ma è un cammino che merita di essere intrapreso per riconquistare la propria vita e ritrovare la forza interiore. Io l’ho ritrovata grazie al supporto della mia famiglia e soprattutto della mia mamma. Mi sono promessa di non accontentarmi di un amore non meritato, perché ora capisco l’importanza di essere trattata con rispetto, gentilezza e comprensione.

Qual è il tuo più grande sogno?

In realtà ne ho due.

Il mio primo sogno è di diventare una ricercatrice di tumori e fare esperienza nell’ambito dell’ingegneria biomedica. Mi affascina l’idea di poter contribuire alla lotta contro il cancro, cercando di trovare soluzioni innovative e terapie sempre più efficaci per aiutare i pazienti affetti da questa malattia.

Il mio secondo sogno riguarda la tematica dell’adozione. Mi sono promessa di utilizzare la mia esperienza per educare e sensibilizzare gli altri sull’importanza di dare voce a questa tematica e rompere gli stereotipi che spesso circondano l’adozione.

Voglio lottare per il diritto di ogni bambino di avere una famiglia amorevole e di crescere in un ambiente stabile e sicuro.

C’è qualcuno a cui vuoi dedicare un particolare ringraziamento per tutto ciò che sei diventata?

Senza dubbio. Tengo moltissimo a ringraziare la mia famiglia. Sono profondamente grata per l’eccezionale lavoro che hanno fatto con me. La mia adozione è stata una delle più complicate in Italia, come mi è stato detto dall’associazione che ha seguito il mio percorso. Ero una bambina molto spaventata, vulnerabile e desideravo fortemente essere autonoma. I miei genitori sono stati straordinari, non solo per avermi salvata da una brutta realtà, ma anche per aver salvato la vita della mia adorata sorellina. Non smetterò mai di ringraziarli per il loro amore, la loro dedizione e il loro sostegno nel farmi superare i traumi del mio passato. Le notti passate a parlare e piangere insieme sono impresse nel mio cuore, perché in quei momenti ho trovato il calore e l’affetto di una vera famiglia. Con la mia famiglia, ho vissuto le albe più belle. Sono riconoscente per l’opportunità che mi hanno dato di studiare, un sogno che desideravo fin da piccolina.

Oggi, posso dire con gioia e gratitudine che sono realizzata e felice e tutto questo è merito della mia amata famiglia. Inoltre, avere con me la mia adorata sorellina, dopo averla vista appena nata e poi nuovamente durante il processo di adozione, è stato uno dei regali più belli e preziosi che avessi mai potuto desiderare. La mia famiglia è stata la mia ancora di salvezza, il faro nella tempesta e la luce che ha illuminato il cammino oscuro del mio passato. Li ringrazio dal profondo del cuore per avermi donato tanto amore, supporto e fiducia. La mia gratitudine per loro è infinita, e li porterò sempre con me, nel cuore e nell’anima, perché senza di loro, la mia vita non sarebbe stata così piena di amore, speranza e gioia. Fatima.

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