La cosiddetta “sharing economy” che in italiano – economia della condivisione – suona anche meglio: un nuovo modello economico che, negli ultimi anni, si sta affermando in modo rivoluzionario.
Di cosa si tratta ?
La sharing economy rappresenta un nuovo modello economico, basato su di un insieme di pratiche di scambio e condivisione, siano questi beni o servizi.
Entro il 2050, secondo Jeremy Rifkins, guru della sharing economy e teorico della Terza Rivoluzione Industriale, l’economia della condivisione diventerà il principale arbitro della vita economica, destinato a modificare il modo di pensare ed agire di ognuno di noi.
“La condivisione sta al possesso come l’iPod sta al 33 giri, come il pannello solare sta alla miniera di carbone.
La condivisione è pulita, fresca, urbana, postmoderna; il possesso è triste, egoista, timido e arretrato”
(Jeremy Rifkin)
Le caratteristiche principali
La più antica pratica di scambio – il baratto – ritrova il suo valore, adattandosi ai tempi contemporanei, grazie alla tecnologia digitale, che ricopre un ruolo fondamentale.
In tutti i servizi collaborativi digitali, le piattaforme tecnologiche, sotto forma di siti internet o app mobile, sono necessarie per abilitare tali servizi e renderli, riducendo le distanze e semplificando le modalità di interazione, facilmente accessibili!
Il vero asset di tali piattaforme diventano le persone: la costruzione di una community genera un nuovo modo di fare azienda, dando vita ad un sistema più sostenibile e democratico.
Il tradizionale sistema gerarchico, di imposizione delle direttive e di controllo top-down, viene abolito e trova spazio un modello con potere e controlli orizzontali, in cui gli attori possono scambiarsi i ruoli, proponendosi in alcuni casi come “chi offre” ed in altri come “chi cerca”, assumendo contemporaneamente il ruolo di produttori e di consumatori.
Figlia non solo delle nuove tecnologie, la Sharing Economy trova ampio spazio in un sistema economico in crisi, grazie al vantaggio economico da essa derivante.
Forse Albert Einstein aveva proprio ragione dicendo che, in circostanze come queste, “la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi […]. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”.
Un invito, appunto, a rimboccarsi le maniche, connettersi ed a fidarsi dell’altro, a condividere e collaborare!
Dal possesso all’accesso
La sharing economy è, oggi, in grado di toccare numerosissimi settori della nostra vita e renderli “alla portata di tutti”.
Famiglie che ospitano, dietro compenso, perfetti estranei per una o più notti; pendolari in viaggio in auto che offrono il proprio posto auto per dividere le spese di viaggio e per percorrere il tragitto in compagnia; gruppi di amici che si recano a casa di cuochi sconosciuti, professionisti o non, per cenare in allegria tutti insieme; freelancers che condividono spazi di lavoro. Sono questi solo alcuni esempi rappresentativi di questo nuovo modello di business, promotore di un vero e proprio mutamento di mentalità: dall’ottica del possesso a quella dell’accesso, da cui derivano forti e reali vantaggi, quali: la socialità dell’esperienza, il vantaggio economico e la sostenibilità.
“Quando qualcuno condivide, tutti vincono”
(Jim Rohn)
Quando le parole di Jim Rohn si possono applicare nelle azioni e per i bisogni di ognuno di noi, allora si, viene proprio da pensare che l’economia della condivisione possa essere la chiave giusta per il futuro 🙂